LETTERA DA HO CHI MINH #27
OVVERO: “LA DISCRIMINAZIONE DELLE DONNE IN VIETNAM “
(08.03.18 – Ho Chi Minh, Vietnam)
Caro te,
Se invece avessi sbagliato e nascessi ragazza?
Allora aspetta un momento, fammi iniziare daccapo.
Cara te,
Oggi si festeggia la donna, e se te lo stessi chiedendo ecco come possono andare le cose sull’altra parte del mondo.
Tam – il nome me lo sono inventato, preferisco evitare di causarle dei guai – è cresciuta a Hué, frequenta parrocchie cristiane, e mi dà della “scimmia” perché ho la barba scura ed i baffi.
Anni fa s’era iscritta all’università per diventare insegnante, ma il ministero l’ha obbligata a prestare servizio militare senza spiegarle il motivo.
“L’addestramento era duro, le punizioni severe, il sonno ben poco e i cellulari vietati. Stando in caserma ho capito che non volevo esser zerbino di un governo che controlla e censura, così mi son ritirata”.
Da quando vive a Saigon, Tam lavora per una compagnia di design, con sede ed uffici nel primo distretto. Stamani, però, il capo s’è svegliato nervoso, l’ha bullizzata davanti ai colleghi, e a fine giornata le ha chiesto di realizzare un progetto entro domani, altrimenti “quella è la porta”.
Tam dice che stavolta non si può opporre, che non può protestare, che a quanto pare il sistema ancora condanna per la semplice “colpa” d’essere donna.
E allora per Tam l’unica opzione è chiudersi in camera e cercare un’idea – occhiali sul naso, faccia sul laptop, in bocca l’amara consapevolezza di dover trovare una soluzione prima dell’alba.